E rivedo ancora il tuo sorriso
nella grande luce che risplende
sulle navi all’ancora sospese tra il vento e il mare.
Un volo di gabbiani ricama l’orlo del cielo,
un filo invisibile a legare gli opposti approdi
e mi sorprendo a ingannare il cuore…
Se tu tornassi questa sera
lungo il sentiero dove dolce declina il tramonto
e ombre azzurre nascondono angoli di silenzio,
scoppierei in un pianto di bambina
per dirti quanto buia e ostile è la notte
senza più inganni di stelle a illudere il mio cielo.
Ti parlerei ancora di noi mentre piove sulla nostra casa
ormai arresa alla malinconia delle assenze.
L’ulivo d’argento curvo in una promessa di vento
e il nostro tempo che più non è,
naufragato nella sua onda quieta
quando la sera ruba al mare il suo respiro.
Padre se ancora m’ascolti
rimani un poco accanto in ombre dolci
adesso che quasi più non spero e tutto ho perduto.
Parlami di te in questo sussurro di notte dove più non sei,
dimmi che stai bene, che il velo del silenzio sceso sul tuo volto
non era che la carezza leggera del tramonto…
La tua voce ritorna come un’eco nello schianto dell’onda,
in un sospiro di vento che soffia da rive lontane
e s’assopisce un poco quel dolore
quando per un istante il vivere è quiete
senza più morte.