Motivazione della Poesia “LA TUA VOCE SUI MIEI PASSI (a mio figlio)” 1° Premio Sezione Poesia inedita alla 16° edizione del Concorso di Poesia “La Gorgone d’Oro” 2016 promosso dal Centro di Cultura e Spiritualità Cristiana “Salvatore Zuppardo” di Gela (Cl):
La bellezza e l’intensità struggente della lirica “La tua voce sui miei passi (a mio figlio) mi ha così colpito da condurre il mio pensiero oltre una oggettiva motivazione. Poesia di grande pregio, sofferta, dove il dolore è pane quotidiano “condanna di giorni amari”, ma anche storia di umana dolcezza, segreto colloquio di una madre e di un figlio tanto atteso che per sempre porterà nel suo grembo d’amore. La poetessa sa creare magiche atmosfere lasciandosi cullare da ciò che poteva essere e non è stato.
UNA NINNA NANNA IN SUSSURRI DI STELLE
Mia dolcissima mamma, nemmeno io conosco il colore dei tuoi occhi, ma dalla volta azzurra del cielo vedo il colore nitido della tua anima che mai ha cessato di amarmi. Anch’io ho sentito lo strappo improvviso che mi toglieva dalle tue braccia per condurmi “oltre i confini di un orizzonte sconosciuto”. Ma è dolce la gioia di essere stato radice e frutto del tuo ramo fiorito d’amore e sento ancora scorrere la linfa preziosa della vita irrorata dalla tua tenerezza. Prova, mamma, quando il silenzio è pena, a chiudere gli occhi: sentirai la mia voce, i miei piccoli passi, il mio ridere festoso. Sai, nel gioco i bambini si nascondono ma non lasciano la casa. Non piangere più. L’abbraccio della memoria ti farà compagnia in attesa che l’onda impetuosa della fine ti conduca al mio nido di Luce.
Ines Betta Montanelli
Motivazione alla poesia “LA TUA VOCE SUI MIEI PASSI (a mio figlio)” vincitrice del Primo Premio al Concorso di Poesia Maranatha 2016
La giuria l’ha designata quale vincitrice del concorso perché, con grande sensibilità artistica, l’autrice è riuscita, attraverso un attento e sapiente utilizzo delle parole, a farci percepire una sua esperienza di profondo dolore, misto a rassegnazione. Immagini suggestive, come “una culla di onde nel mare azzurro del cielo e una ninna nanna in sussurri di stelle”, ci trasportano in una realtà che va “oltre i confini di un mondo conosciuto”. Il silenzio, l’assenza di parole, il vuoto, contraddistinguono questo spaccato della sofferenza, ma improvvisamente e inaspettatamente saranno cancellati da una “voce che sarà guida ai…passi stanchi.”
MOTIVAZIONE ALLA POESIA “STORIA DI UN BAMBINO SOLDATO” VINCITRICE DEL PRIMO PREMIO AL CONCORSO LETTERARIO IL CONVIVIO 2014
Un’omeostasi esteriore ritma armoniosamente i versi di Rita Muscardin, poetessa sagace e proclive a penetrare ad ima fundamenta le tragedie della vita, a scandagliarle nell’intus in una guisa totalizzante, fino a veicolare pathos in discorsiva lirica. La sua linea poetica enfatizza una gioia prorompente, anche su un tema così efferato, nel trasmettere le proprie, vibranti ed incoercibili emozioni. Il fragore della poesia di Rita è un crescendo di passione e sussulto, in un ludo di gioia (il pathos dell’Artista) e di dolore (il tema trattato). Questi versi, liricamente glossando, sono perle, suoni sinesteticamente balsamici, solarità, iridescenza verbale, vale a dire che assumono un range di tonalità (emozioni) differenti in base all’angolo di osservazione, di speculazione. “Storia di un bambino soldato” è estetica per definizione, una trina espressiva, una catapulta oltre la vita, oltre il tempo. Gli afflati ed i moti artistici di Rita trascendono l’orizzonte, pur rimanendo ancorati alla realtà, alla palude del dolore. La struggente icasticità di questa lirica è un pentagramma, una sinfonia di Muse, da leggere, da ascoltare in meditativo, religioso silenzio!
Mauro Montacchiesi
Motivazione alla Poesia “LA CASA SOSPESA SUL PONTE DEL TEMPO” vincitrice del 1° Premio al Premio Letterario Internazionale “Marchesato di Ceva” 2015
Nel percorso della vita, si perdono tante cose… Nella poesia si evince un momento di vita reale e anche la perdita di una casa che rammenta i momenti gioiosi della fanciullezza trascorsa con le proprie radici. Può ferire e per liberarsi dal dolore profondo in questa bellissima ode si fissa nel tempo della memoria ogni evento accaduto.
La Giuria: Massimo Peloso, Giorgio Raviolo, Ornella Secchi, Mara Garelli, Enrica Tagliasacchi
Motivazione alla Poesia “IL CANTO DI AISHA” vincitrice del Primo premio al Premio Letterario Panta Rei:
Intensa, dolorosa, attuale e senza tempo. Struggente il sogno che si dipana fra stelle e mare. Terribile il risveglio intriso di lacrime cosmiche. Bellissima lirica. La giuria all’unanimità assegna il primo premio assoluto alla poesia di Rita Muscardin, per l’intensa elegia e per la liricità che traspare dai versi densi di musicalità.
Fiorella Brandolese
Motivazione al racconto “VORREI RINCONTRARTI FRA CENT’ANNI” vincitore del Primo Premio al Premio Letterario “Città di Pinerolo” 2015:
Racconto molto bello e romantico, l’Autrice merita un elogio. Grande fantasia, disegna un mosaico dai diversi componenti: l’amore, l’arte, il sogno e il mistero. Una trama che incuriosisce il lettore mentre viene rapito dagli avvenimenti e con ansia attende di conoscere il finale. L’Autrice cumula con questo riconoscimento più successi nel nostro concorso, per cui riteniamo doveroso e meritato il premio assegnato.
Carmine Bianco
Motivazione alla poesia “IL TEMPO DI UN DOLORE” vincitrice del 1° Premio al Premio Letterario Panta Rei 2015:
“Non è scritto fra le righe del cielo/ il tempo di un dolore”, è solo il primo verso, ma già la poetessa avvolge il lettore di melodia. Lirica intensa e sofferta, ricca di metafore. I ricordi si sfogliano a uno a uno tra “i petali d’argento” di “un’altra luna”, naufragano tra i silenzi e i sussurri della notte. Accorati mormorii d’onda, richiamano i viaggi tra i trascorsi del passato. C’è un tempo per ricordare, è il tempo di un dolore. La giuria conferisce il primo premio assoluto alla lirica non solo per la versatilità del verso, per la delicatezza e l’intensità del contenuto, ma per l’abilità con cui l’autrice ha saputo pennellare d’infinitezza un momento d’intimo dispiacere.
Gloria Venturini
Motivazione al racconto “SCRIVIMI CHE STAI BENE (lettere dal cielo)” vincitore del Primo Premio al Premio Poesia, Prosa e Arti figurative “Il Convivio” 2015
“Scrivimi che stai bene (lettere dal cielo)” è un racconto che colpisce sia per il contenuto che per la forte carica emotiva. Rita Muscardin con il suo narrare svela il tormento interiore di una donna che si vede privata dell’emozione di poter essere madre a pochi mesi dalla nascita della sua piccola creatura, cui aveva già pensato di dare il nome di Riccardo. Il racconto fa molto riflettere sulla fragilità dell’uomo dinnanzi alle esperienze negative. La protagonista, seppure con il cuore ferito, guarda verso l’infinito mentre lacrime interiori scendono inesorabilmente. La bravura dell’autrice sta nel saper impregnare le parole di una forte comunicatività, tanto che il lettore si sente partecipe della storia. Importante è anche il messaggio, in quanto oltre alla sofferenza, vi è la forza dell’amore che allevia il dolore. Il racconto, che ha sicuramente il valore di testimonianza, rivela come alcune volte anche l’impensabile si realizza, quando il piccolo Riccardo dimostra ai suoi genitori con un atto simbolico di essere sempre con loro.
Antonia Izzi Rufo
Motivazione alla poesia “IL TEMPO DI UN DOLORE” vincitrice del Primo Premio nella Sezione Poesia d’Amore al Premio Letterario “Giacomo Giardina” 2015
È una struggente lirica da dove si leva il grido per un immaginario e disperato dialogo che però si dissolve nel “volo d’ombra” di un inevitabile sussurro di silenzio. Sussurro che la poetessa nel suo meta-realistico monologo sembra percepire proveniente da “rive lontane”. E così tra una tempesta dell’animo e un attimo di tregua, lo spirito si allontana da quel luogo d’ascolto, rifugiandosi in una preghiera che sa soltanto di solitudine. Tutto, in questo sublime testo, è poesia dove le parole restituiscono alla post-moderna letteratura poetica quell’alto lirismo che porta ad ascendere i gradini della più alta nobiltà dell’animo.
Giuseppe Bagnasco
Motivazione alla poesia “PADRE SE ANCORA M’ASCOLTI” vincitrice del Primo Premio al Concorso di Poesia “Girolamo Predomini” 2016:
Il dolce ricordo del padre induce la poetessa a sperare di poter colloquiare col genitore da poco scomparso e manifestargli tutta la sua sofferenza e solitudine. La lirica si connota per una vivida sfavillante descrizione dell’ambiente marino, per l’accurata ricerca semantica, per l’armoniosità e fluidità dello stile. La commissione giudicatrice attribuisce a questa lirica il primo premio della sezione adulti.
Prof. Giovanni Gonzi
Motivazione alla poesia “CANTO D’AMORE (dal mare)” vincitrice del Premio Speciale della Giuria al Premio Internazionale di Poesia “Danilo Masini”:
Con l’abilità che le è consueta, l’Autrice, rinnova e ripropone immagini suggestive, evocate dal mare. Un canto interminabile, profondo che riporta, alla mente e al cuore, melodie sopite, nascoste ma eternamente costanti. Il sicuro verso poetico, la rivela, ancora una volta perfettamente annoverata tra gli scrittori migliori del nostro tempo.
Marcello Falletti di Villafalletto Presidente e Fondatore del Premio
Motivazione alla Silloge “Avremo cuori d’uragano” classificata al 1° posto al Premio Hombres itinerante 2017 nella Sezione Silloge e pubblicata dall’Associazione Hombres come premio per il vincitore.
Quanto è difficile commentare i versi che scaturiscono dal profondo del cuore, dagli abissi insondabili dell’anima. Quando si apre la giara, ovvero la silloge, dove quei versi sono stati racchiusi può capitare di avviarsi, affiancando il passo, sulla stessa strada dell’Autore e, così, ritrovarsi a vivere nello stesso camminare su sentieri intimi nei quali traspare anche traccia di antichi dolori, magari rassegnati, che fan vibrare le sillabe, delle parole dei versi fissati sulla carta, come note tratte da un’arpa infinita. I sorrisi, le ombre, i silenzi, i bambini sono solo alcuni elementi che si dispiegano sotto lo sguardo di cieli dimenticati nei quali s’alterna il giorno e la notte, la luce e l’ombra così come s’illumina o s’oscura l’animo di chi scrive ed ha scritto le immagini del cuore…
Cieli a volte scossi da tremendi uragani e che pur ritrovano la calma serena, nell’ansa di un porto segreto e misterioso come il cuore del Poeta… Una parola può suggerire uno stato d’animo ma quando esprime anche il profumo di qualcosa, allora significa che quella parola, quei fraseggi che derivano dal suo uso, ebbene ha raggiunto la vetta della comunicazione che, nella purezza di un cielo terso, scrive tra le nuvole della eterna solidità del tempo e del viaggio che un’anima ha intrapreso per conoscere il significato di quel tempo, eterno ed immutabile che, pure, ha una sua dimensione interiore nella quale si fissa l’essenza di ciò che ciascuno s’attende dalla vita o, in verità, intende che sia la vita.
Ed alla fine il canto che risulta da tutto ciò, come un dado dalle molte facce risale dal profondo del cuore, e si fonda su una melodia scandita da quello che potrebbe essere solo la metrica di un canto dell’addio e, invece, è il canto stesso elevato al Dio della vita per cercare di aprire il mistero di quel complesso di fatti e circostanze che chiamiamo esistenza e che mostra la sostanziale incertezza del nostro domani…
Giovanni M. De Pratti
PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI POESIE “LA MEMORIA DEL MARE” a cura di SILVIO RIOLFO MARENGO
Rita Muscardin scopre la sua vocazione nel 2010 quando, a Savona la città dove abita dal 1995, decide di partecipare alla terza edizione del premio di poesia religiosa “Suor Margherita Fenoglio”. E’ la prima volta che espone in pubblico i suoi sentimenti affidati a una sofferta, commossa e commovente meditazione su una maternità che non ha potuto giungere al termine naturale. I suoi versi ottengono il primo premio e questo riconoscimento la incoraggia a proseguire su una strada, da sempre connaturata alla sua sensibilità – una sensibilità naturaliter religiosa – che attendeva solo l’occasione propizia per manifestarsi. Da allora Rita non ha smesso di scrivere con totale abbandono a un’ effusione lirica in grado di gestire un flusso memoriale continuo e di trarne inediti accenti musicali senza mai sottoporsi a un preciso rigore metrico.
Come quasi sempre accade per la letteratura femminile, lo spunto è autobiografico e l’autobiografismo, lo aveva già avvertito Virginia Woolf, è il pericolo maggiore di questo tipo di scrittura che, al di là del legittimo manifestarsi come sfogo dell’anima, trova la sua ragion d’essere quando l’occasione particolare che l’ha fatta nascere riesce a tradursi in espressione universale, in modo che i sentimenti di chi scrive entrino in consonanza con i sentimenti di tutti. E questa traslazione non può avvenire che attraverso lo stile: il linguaggio di Rita Muscardin è semplice, diretto, privo di orpelli intellettualistici e proprio questa immediata comprensibilità le ha permesso di essere segnalata, come vincitrice assoluta o inclusa nella rosa dei premiati, in molti concorsi letterari in ogni parte d’Italia.
Anche i versi raccolti in questo volume rispettano la legge della comprensibilità, ma rimarcano con più forza la traslazione dal particolare all’universale perché si fanno testimonianza corale , dolce e drammatica al tempo stesso, di una perduta terra d’origine : quella italianissima sponda dell’Adriatico dove i genitori dell’autrice erano nati e, dalla quale, come tante altre decine di migliaia di esuli, vennero violentemente espulsi alla fine della seconda guerra mondiale. E’ il dramma dei profughi, del rimpianto, della smarrita ricerca di una nuova patria a colorare questi versi scritti in Liguria traguardando l’ Istria, la patria mitica, che Rita Muscardin , nata in esilio, ha fatto propria – con maggiore intensità che se vi avesse realmente visto la luce – attraverso il racconto dei suoi genitori, del padre soprattutto, al quale non a caso è dedicata la prima poesia di questa raccolta, enucleata, sì, in singole composizioni ma tutte inanellate indissolubilmente l’una all ’altra come grani di un rosario.
Quando era stato possibile fare ritorno al Quarnaro, sul “caiccio” governato dal padre, che per quarant’anni aveva percorso il mare seguendo una tradizione di famiglia, Rita aveva scoperto l’incanto perduto di Cherso, di Lussino, di Ustrine e Neresine, le “piccole patrie” che in queste poesie rimpiange ed esalta con accenti foscoliani : Zacinto si specchia nello stesse acque che , fin da bambina, aveva imparato a conoscere e ad amare sotto la sferza della bora, nell’accensione dei tramonti, nelle lunghe notti stellate. E’ da questo paesaggio, rimasto incolume nella sua memoria nella duplice declinazione – di pietra e mare, di asprezza dolente e di tenerissimi splendori – che emergono volti, figure, passioni, delusioni e speranze di una comunità intera. Nati dal ricordo e cresciuti nell’invenzione i versi di Rita legano, così, il passato al presente, facendosi cronaca quotidiana di un piccolo mondo immerso nella grande storia: dalla nostalgica rievocazione di mestieri scomparsi, come quelli del conzapignate o del setstrumenti o dell’elegiaca descrizione dell’antica casa in rovina un tempo piena vita e ricca di affetti fino alla drammatica preghiera davanti a una foiba.
Se è vero che il mare, nelle sue infinite variazioni, nel suo infinito proporsi e riproporsi, è l’elemento naturale di queste poesie, è altrettanto vero che ne costituisce elemento essenziale la vita di chi su questo mare ha vissuto, ha alimentato i suoi sogni, ne ha tratto sostentamento. Merito non secondario di Rita Muscardin è quello di aver recuperato gli accenti di questa vita, per evitare che su di essa scendesse definitivamente l’oblio.
Dal vecchio legno / traforato di musiche si leva /la voce seppellita , ha scritto il poeta albisolese Angelo Barile: tre versi che mi sono affiorati spontaneamente alle labbra pensando allo specifico senso che si può attribuire a questo lungo racconto in versi , affettuoso resoconto familiare, certamente, ma anche tassello indispensabile per riflettere sul destino di una più vasta comunità, reale e ideale, fatta di storia, di religiosità, di valori etici condivisi, che anche attraverso le splendide immagini poste a corredo del testo, diventa , oltre che testimonianza poetica, significativo documento storico.
SILVIO RIOLFO MARENGO
POSTFAZIONE DEL LIBRO “LA MEMORIA DEL MARE” a cura di MARIA ELENA MIGNOSI PICONE
Vari sono i temi di questa prima silloge di poesie “La memoria del mare” di Rita Muscardin: la bellezza degli scorci paesaggistici, il rimpianto della felicità trascorsavi, l’invasione straniera, l’esilio…Ma su tutti domina il suo attaccamento alla terra d’origine, alla terra delle radici.
Si tratta della regione della costa dalmata, ultima propaggine del territorio italiano verso i paesi slavi, che nel Secondo Dopoguerra fu teatro di invasioni da parte delle truppe partigiane comuniste iugoslave del maresciallo Tito, che con ferocia e brutalità (ricordiamo la storia delle foibe) la occuparono fino a quando questa fu annessa, da italiana quale era, alla Jugoslavia col trattato del 1947.
Così l’autrice, come ella stessa amaramente asserisce, si ritrova ad essere “straniera in patria”.
E’ un dolore cocente che traspare da tutta la sua opera.
Rita Muscardin, che è giovane, ed è nativa di Genova e vive in Liguria, ha vissuto queste esperienze attraverso il padre, fatto prigioniero dalla milizia straniera, ma anche attraverso la madre, costretta a lavorare duramente negli uffici del regime, e la zia, condannata ai lavori forzati.
La poetessa oggi torna spesso nei luoghi della sua infanzia, dove c’è ancora la casa dei nonni, “ la casa di pietra dalle tegole rosse”, e ricorda di questa “La fragranza delicata del bianco immacolato delle tende ricamate appese alle finestre, i muri verniciati di fresco, l’odore del pane appena cotto nel forno” Risaltano i colori e gli odori di una casa a lei familiare.
La esistenza dei nonni si svolgeva in una quotidianità semplice e salda, fatta di lavoro, amore e preghiera. “Sulla coperta delle antiche batele, giacciono le reti dei pescatori avvolte in teli di iuta, mentre una donna rammenda e cuce. Una bimba dai capelli dorati corre sulla spiaggia di sabbia e conchiglie” e ricorda ancora la poetessa “Le preghiere recitate attorno al fuoco”.
Una casa in una terra aspra e rocciosa che profuma di salvia e di tiglio, ammantata di ulivi dalla chioma argentea, e sferzata di continuo dal vento della bora.
“Il mio ricordo era lì” ella scrive “in un fazzoletto di terra stretta fra le braccia del mare”. E in questa terra ella riversa tutto il suo amore e affiora il rimpianto della felicità passata. “Il tempo ha cancellato deboli tracce del mio cammino ma l’anima s’infiamma ogni volta che il pensiero accarezza memorie di quel tempo felice “. Nella poesia “Neresine” leggiamo: “Non c’è un sasso o una foglia o una sola goccia delle tue acque limpide e pure che non sia cara al mio cuore e sempre anelo di tornare per contemplare le amate sponde”.
Tutt’a un tratto però in quelle terre dove si svolgeva una esistenza serena, ecco irrompere la minaccia, la violenza, che apportò immenso dolore. “Ma il seme dell’odio, sparso da un vento di follia, germogliava nel sacro suolo” e disperse così la popolazione facendo di quella terra “una terra tradita”.
Lo strazio della poetessa culmina nei versi “Non sorgerà più il sole a scaldare le rovine del tuo cuore ferito, o terra mia”.
Allora “Solo il mare porterà lontano nei luoghi dell’esilio il lamento della tua gente… E la sua voce sarà uno spasmo di dolore.” Ecco il significato del titolo “La memoria del mare”, che racchiude in sè tutta l’anima della gente di quei luoghi, tutta la sua immane sofferenza.
Ma il dolore, nella poesia di Rita Muscardin non si fa mai disperazione anzi è sublimato dalla fede, che si apre alla speranza, nell’anelito ad una comunione di santi, vivi e defunti, in una mirabile fusione tra terra e cielo.
Da rilevare ancora nella poesia di Rita Muscardin l’alta poeticità dei versi che formano quasi un merletto e che sembrano evocare i vetri di Murano per la loro limpidezza, la trasparenza, la delicatezza e la soavità.
Sono versi sgorgati dal cuore e che rispecchiano tutta la congerie di sentimenti ed emozioni dell’autrice, versi coinvolgenti e che trascinano potentemente nell’incanto dell’arte.
Maria Elena Mignosi Picone
RECENSIONE DEL LIBRO “LA MEMORIA DEL MARE” DEL PROF. SERGIO GIULIANI pubblicata sul mensile cattolico “IL LETIMBRO”.
E’ un bell’oggetto, oltre che un libro di poesie assai originali e stranamente “mature”, vista la assai giovane età dell’Autrice. Curatissimo editorialmente, con una grafica e con fotografie incantevoli, contiene la storia di una “crescita” (se fosse prosa, sarebbe un Bildungroman) in un paradiso (come non ricordare L’isola di Arturo della Morante?) d’acque marine e di venti che s’infrange perché toccato dalla guerra e ne resta però il tenacissimo ricordo d’amore.
Terra di nascita di Rita Muscardin l’isola di Lussino, un’Itaca che di Omero ha anche i colori e la voce dei venti che puliscono le pietre delle case, dànno suono alle gomene delle barche che vorrebbero spezzarle, donano a un mare trasparente come alla nascita le trine che Biamonti chiama v’lu di dame, i pizzi sul capo delle donne.
A saperla ascoltare, la voce del vento ci dice da dove veniamo, da una forza attiva ,clamorosa e che ha molto degli déi di Grecia (e la Grecia è vicina alle isole dàlmate) ed anche ci parla rudemente delle vite concluse e in altre forme riprese. Profondamente vero come il vento, il mare azzurro a specchio di scogli chiari di quei luoghi, a definire un ambientazione che ha del magico per un’infanzia perfetta e che, condanna o fortuna che sia, non passa, perché la vita rimane modellata e tracciata da quei ricordi.
Col legante della tragedia politica (quei luoghi sono passati nel dopoguerra all’amministrazione della Jugoslavia di Tito) che ha forzosamente allontanato gli abitanti abituali, una favola d’infanzia e di giovinezza forte come il vento e le onde si trasforma in un poema di cui le liriche sono i canti, l’ordito di una trama già sicura sul nascere. La scrittrice, quindi, non assomma, non giustappone le liriche, ma le declina con una storia che non ha soltanto dolori e ricordi privati, ma con un dramma globale di una gente, silenzioso e per questo insopportabile nel ricordo che si fa denuncia, allorché il ricordo non ha più il miele di una vena poetica freschissima e di insolita precisione pur nella ripresa delle metafore, ma lascia la parola all’imperdonabile misfatto delle foibe, anello di una troppo, troppo lunga e continua catena.
Ma neppure qui vacilla la piena fiducia nella vita che è respirar forte, corsa su un mare di pulita e festosa forza, frustata attiva di spruzzi e nella sapienza delle vecchie strutture di casa dove sono rimasti quegli odori antichi che oggi non riconosciamo più.
La forza di giunco di questi versi è una fede totale e fanciulla, intesa nel dna del nascere, cui rivolgersi per tutte le gioie e i dolori perché matrice di tutto il nostro sentire e di quanto si incontra nel cammino di vita. Una fede che non si interroga perché è ben impiantata come un albero che esercita la sua forza sicura al vento che non lo insidia, ma lo cimenta al meglio.
Certamente è un libro anche del dolore: e quale poesia ne va esente? Dalla stizza primitiva e rabbiosa di Achille per il torto subito da Agamennone, al dolore d’esilio di Dante, la cui fede arriva alla maledizione, al singhiozzo fermo di Montale per la morte del padre, nel grandissimo poeta come nella persona più semplice che si mette a prova con lo scrivere, la poesia è risarcimento, lavoro paziente per far chiarezza di fede e di ragione negli incontri col destino che si vuole non sia soltanto assurdo. Tentativo e attività sentiti come un dovere che si affianca alla nostalgia dolente, ma dolce, del ricordare e all’entusiasmo nel godere della parola che ci esprime e ci dà a capire agli altri.
Questo è davvero un tenero libro di poesia. Grazie all’autrice che oggi risiede con noi a Savona.
Rita Muscardin La memoria del mare Bacchetta ed.re
La poetessa savonese Rita Muscardin protagonista a Torino
(ARTICOLO PUBBLICATO SUL QUOTIDIANO ON LINE SAVONA NEWS)
Si è conclusa con un successo la 12esima edizione del Concorso letterario nazionale di Poesia e Narrativa “Carla Boero”, promosso dall’Associazione culturale Carla Boero di Chivasso
La poetessa e scrittrice savonese Rita Muscardin è stata la protagonista assoluta, oggi, sabato 20 maggio, della premiazione della dodicesima edizione del Concorso letterario nazionale di Poesia e Narrativa “Carla Boero”, promosso dall’Associazione culturale Carla Boero di Chivasso con il patrocinio del Comune, del Consiglio regionale e di Coldiretti, che sì è tenuta alla biblioteca civica MoviMente di Chivasso. Molti i premiati dalla giuria composta da Magda Balvoni Tasso, Matteo Doria, Fabrizio Buonamassa, Emanuele Spegis, Donatella Actis, Paolo Ferrero Merlino, Maria di Poppa, Ernesto Cipolla, Giovanna Pentenero e Stefano Gamarra.
Ha introdotto la cerimonia di premiazione la presidente dell’Associazione Carla Boero, Tiziana Siragusa, a Cesare Borrometi e Ornella Valle il ruolo di presentatori.
Si è iniziativa con la “Narrativa Giovani” e con il collegamento skype con il Liceo Bernardino Telesio di Cosenza. Primo premio e vincitore del Premio Città di Chivasso Felippo Rizzuto, del liceo cosentino, con “Lettera alla signora Carla”, premiato dagli assessori Massimo Corcione e Claudio Castello. Secondo premio a Roberto Bellelli (Cosenza) con “A occhi chiusi”, terzo premio a Jasmin Rose, di Casalborgone, con “Quando tutto cambiò”, premiata da Maria Elena Frau.
Per la Poesia Giovani il primo premio è andato a Maria Elena Alberti (Cosenza) con “Il fiore d’inverno”, secondo posto per la chivassese Federica Leuci con “4 è il doppio di 2”, premiata da Serafina Rizzari, terzo premio a Melissa Storchi, della scuola “Dante Alighieri” di Bibbiano (Reggio Emilia) con “Io come te”.
Il Premio Carlo Valle per la narrativa Giovani è andato, ex equo, a Alessandra Vicari (Cosenza) con “Il viandante” e a Luigi Spadafore (Cosenza) con “I sogni sono per la gente vera”. Premio Carlo Valle per la Poesia, sempre ex equo, a Melissa Storchi (Bibbiano) con “La notte del demonio” e a Graziano Rosario (Rimini) con “La piuma corvina”.
Premio alla migliore opera dialettale a Gian Antonio Bettalmia, di Carmagnola, con “Un colp ed fulmin”. Premio Filastrocca a Luca Occelli, di Cuneo, con “Il cane distratto”, premiato da Michele Scinica.
Premio speciale del Direttivo, per il Racconto, alla chivassese Wilma Avanzato con “una preghiera per la maestra Cristina” che, sempre sabato 20, andrà a ritirare il primo premio assoluto per la narrativa alla Gam di Torino. Premiato anche Aldo Giordanino, di Asti, con “La strage degli innocenti, parte seconda”.
Premio speciale della giuria, per la poesia, ad Attilio Rossi, di Carmagnola, con “Un’inutile preghiera”, premiato da Tiziana Cima, e a Maurizio Bacconi, di Roma, con “Il giullare”, poesia dedicata a Dario Fo.
Il premio alla carriera è andato a Enrico Adduci, saluggese ora residente a Torino, vincitore di numerosi premi “Carla Boero”, con una poesia segnalata dalla stessa giuria “Anche allora pioveva”, premiato dal giornalista Flavio Giuliano.
Premio Esploir a Viola Poggi, di Casalborgone con “Per sempre”, premiata dall’assesore regionale Gianna Pentenero.
Per la Narrativa il vincitore è risultato Marco Prati (Cesena) con “La voce degli angeli”, secondo posto Giuseppe Sanero (Carmagnola) con “Tera Grama” premiato da Donatella Zanatto e terzo a Rita Muscardin (Savona), premiata dallo scrittore eporediese Ilario Blanchietti.
Rita Muscardin si è invece aggiudicata sia il primo premio per la Poesia, con “Le madri di Aleppo”, premiata da Paolo Boero, e anche il secondo premio con “Gli esclusi”, premiata da Rosanna Canuto Vai. Terzo posto per Mara Penso con “Tra fiori d’acqua il tuo volto”.
E alla scrittrice savonese è andato anche il Premio Coldiretti, ritirato dalle mani del fratello di Carla Boero, Paolo.
Motivazione alla poesia “L’AMORE MALATO (a tutte le donne vittime della violenza)” vincitrice del 1° Premio assoluto al Premio Letterario Nazionale “Scriviamo Insieme”:
La lirica è un tutt’uno con le emozioni sulla via del sentimento. Il verso palpita con il cuore dell’autrice, si perde per poi trovarsi nel profondo dell’anima, suggerisce il viaggio nel labirinto di suggestioni uniche e originali. Il tema della violenza è affrontato con estrema sensibilità e mette in risalto la solitudine in cui si trovano milioni di donne attualizzando il diritto ad essere protagoniste della propria vita e non vittime.
Motivazione al racconto “Le pagine di una vita (Diario minimo di un viaggiatore distratto)” vincitore del 1° Premio al Premio Letterario Internazionale “Città di Aosta”:
Sullo sfondo della città di Trieste – che l’autrice descrive superbamente, definendola “bella, altera, ribelle e potente” – avviene l’incontro tra Giulio, uno spregiudicato imprenditore di successo, e Angela, un’affascinante e misteriosa libraia non vedente. “C’è un libro, anzi “il” libro speciale per ciascuno di noi…” spiega la bella libraia, che emana una strana energia – “Quando lo leggiamo sembra sia stato scritto apposta per noi, destinato a noi per affinità apparentemente incomprensibili”. Si tratta in effetti di un libro straordinario che aiuterà il protagonista a ripercorrere i momenti cruciali della propria vita, guardandoli sotto una nuova luce. Inizia così un cammino diverso che darà a Giulio la forza di cambiare, aiutandolo, attraverso la ricerca dell’amore e del perdono, a ritrovare la luce.
Motivazione al Libro di Poesie “Avremo cuori d’uragano” 1° classificato al Premio Letterario Internazionale “Città di Aosta”:
“Alle porte dell’alba, Anas l’Angelo del sorriso… dispensa, Ancora vita… Avremo altra felicità, Avremo cuori d’uragano… Il Desiderio di cielo… crea Finestre d’autunno e noi Guerrieri di vento e di Stelle, danziamo nella Stagione delle Piogge, ascoltiamo La voce della terra, ci inebriamo del Profumo del Mare, del Silenzio della Neve… ci perdiamo nel Tempo di un eterno addio… sfiorando Le mani invisibili della morte; e mentre Trascina stelle la notte, svanisce, come un soffio, questo Viaggio di un’anima, per infrangersi come onda su altre rive”.
MOTIVAZIONE PREMIO SPECIALE HOMBRES 2018. (Per aver vinto tanti Premi Hombres)
È un’autrice di altissimo livello che è entrata in punta di piedi nel concorso Hombres e poi si è imposta anno per anno nelle sezioni della poesia, silloge, racconti, sezioni dedicate ed anche nella fotografia. Un’artista completa che ci sta dando moltissime soddisfazioni perchè vince dappertutto. Quest’anno abbiamo voluto premiarla per tutto questo. Nei prossimi anni, se lei lo vorrà, torneremo a valutare le opere che ci manderà. Grazie Rita
PREFAZIONE AL LIBRO DI POESIE “A TEMPO DI MARE” (marzo 2018)
Il linguaggio del mare è scritto nel libro delle sue distese, pagine sempre aperte al nostro sguardo. Vi è chi ne conosce i caratteri per averli appresi ascoltando lo sciacquio delle onde, i sospiri lunghi o i forti rancori delle acque salate sulle rive o le sue drammatiche sonorità nelle calanchie, le sue rabbie contro gli scogli, i moti delle risacche, accenti che aggallano partendo dall’altalenante rigogliosa flora dei fondali. La lingua marina ha una grammatica nota solo a chi l’ha appresa nel dolore di vivere, sofferto ai margini delle spiagge o all’altezza delle creste minacciose, ed è capace allora di acciuffarla come pesce che vivace salta: gesto raro! Rita Muscardin, istriana e isolana, è tra i pochi che ci riesce.
Nella sua poesia tutto avviene apparentemente con i piedi per terra, ma poi il suo canto lievita in parola poetica per galleggiare a mezz’altezza nell’altro pelago, quello dell’aria. Pur sempre è il mare a prestare immagini e metafore al poeta. Il dolore si fa onda per infrangersi nella quieta immensità marina. L’insopportabile si fa sostanza idonea a disciogliersi nella vastità, dove si dissipa, dove declina e perde i gravi accenti, gli acumi e le spine, diventando pena liquida, addolcita; quel ch’è acuto si fa tondo, quel ch’è pungente si fa morbido. L’ambiente della narrazione è dolce, pur restando forti l’indignazione e la denuncia di violenze e disagi sociali e politici. La musica dei versi è a tempo di mare, fatta di grida e di sussurri, mentre è assiduo l’aggancio con il mistero che ci circonda, il grande silenzio ricco di rumori. La tristezza è un cappello di vento indossato in ogni stagione. Spesso i sentimenti hanno vita lontano dalla vita terrestre: a mezz’aria appunto! La rappresentazione della disperazione è quieta, solo le immagini ci toccano. Le ombre avanzano dopo che si sono staccate dall’azzurro di un cielo senza nubi: la quiete partorisce mostri sereni. La natura partecipa agli eventi umani con espressioni dove il sorriso si confronta con il ghigno, dove gli opposti consumano tra loro una calma battaglia. Ogni dimensione è dilatata, la distanza dai centri vitali di ogni individuo è minima e allude all’emergenza.
Vi sono fiammelle e luci che si spengono o stanno per spegnersi, ma come per miracolo la parola poetica le fa riprendere forza e vigore, anche se il pallore resiste e il dolore, pur addolcito, domina.
Gli affetti sono forti e, abbarbicati al profondo, resistono ai colpi dell’acqua salata in tempesta, giacché hanno radici di pietra che non si sbriciola. La nonna, occhi colorati di cielo e di mare, il padre, le nostre radici saranno ancora di mare, il figlio, angelo che corre verso la luce… contempla il volto dell’Amore. Il piede non c’è più, ma sopravvive intatto il suono del suo passo; le mani sono sparite, ma il loro battito continua a risuonare. Ogni cosa ha sonorità attutite, lievita, non tocca terra, si muove verso l’alto. Non si fa oggetto celestiale, ma smette di essere terrestre. Il suolo è ostile, il cielo non è raggiungibile. La bussola non funziona, il quadrante dei venti non segna le direzioni, l’ufficiale di guardia non riesce a tracciare la rotta sulla carta nautica: sarebbe gesto inutile! Vi sono le assenze a portare disorientamento e strappo, smarrimento e inversione di corsa. Non è il caso che regola e vige, ma lo scompiglio di energie sottili che si scatenano. Attori sono l’assenza e il silenzio, la natura con i suoi cicli partecipa, sì, ma vi sono in alto e in basso profondità da spavento. Tutto ha ritmo, ripetiamo, tutto ha ritmo di mare. Il poeta Rita si è nutrito di un linguaggio appreso tra pareti domestiche ora disertate. Il vento è spesso padrone, mette la chiacchiera di chi non c’è più e nella riva e tra le rive è il dialogo. Il vento ha mani e piedi, mentre il ventre è zeppo di vibrazioni e frequenze da digerire. La grammatica della vita ha per lessico il mare, si è detto, dove respirano attinie e alghe, poseidonie e spugne e le tante piante con fiori e frutta della fiorente flora sottomarina. Quante voci escono dal buzzo del mare a sbraitare il loro senso misterioso coprendo un arco di spazio e di tempo che va da quei giardini sott’acqua alle stelle. Non corre rasoterra, ripetiamo, ma sta a mezz’aria. Il linguaggio del mare Rita l’ha appreso dalle pareti della casa ora vuota sulla spiaggia fatta di sassi-parola, dove, come in una barca abbandonata, allagata, l’acqua ha voci e sonorità: risciacquo, lamento, assalti d’ira, rigurgiti, accenti lievi. L’invisibile ha la chiacchiera del mare, la battigia è la bocca dove risuonano le voci che partono dai fondali fioriti. La parola è luce, la parola è soffio divino, è il vento di Dio. Quello che non ha impedito la morte dei bambini di Aleppo, città straziata. Le assenze incrostano il cuore dei sopravvissuti e ancora persiste il rumore dei passi, piedi perduti, e la malinconia dei gesti domina assieme alla stanca voglia che la vita ritorni dentro ai limiti del cuore. Nell’animo sosta il buio, la pena del vivere si fa abitudine, qualche speranza si accende, ma è subito opaca.
Ecco che si scrive ai margini del cielo, le parole scorrono agli orli, non riempiono il centro della pagina bianca che fa paura come il vuoto di un pozzo d’acqua salmastra.
Unico porto dove si attraccano i battelli dei disperati è la memoria con le sue voci di dolore o di gioia. Segno straziante: giacche vuote vestono spalliere di sedie abbandonate e un soffio gelido ne gonfia le maniche. Le assenze parlano con i suoni della risacca. Il cimitero è una linea sonora di sasso o di sabbia, in calma o in rabbia. Polì-sfoiobòn-talàssa, canta Omero, il mare dalle mille voci! La spiaggia è il loro punto di arrivo!
Il letto ha pieghe formate da un corpo andato via per sempre e non vi sono ritorni a riscaldarlo. La casa di onde e di luna risuona della preghiera recitata all’alba di un tempo infinito. Lo spazio è un terreno fatto a pezzi, e i pezzi sono isole con contorni decisi formanti un arcipelago dove anche la serenità dell’azzurro ha ombre e le nuvole che vi corrono sopra sono gli aquiloni dei bambini spariti.
La pioggia è fatta di lacrime che scorrono. Il freddo dell’assenza è desiderio di caldo. Il naufragio ha partorito un silenzio ricco di voci straniate. Pianto e preghiera dominano. La pietà sale sul palcoscenico a recitare il rosario della solidarietà. Mettere un braccio sulle spalle di chi è smarrito, dare una carezza leggera a chi poco spera. Ricordare è quel che resta da fare. L’innocenza tradita con azioni spudorate, è creatura offesa.
Le radici invecchiate di mare hanno sonorità che raccontano. E la gente parla come in un coro che commenta la storia e gli eventi.
Si apre il sipario e il dramma delle migrazioni rivela la malvagità dell’uomo contro un altro uomo. La grammatica del mare! Tra la voce del padre e il silenzio del figlio si estende l’arco e la dimensione in cui Rita Muscardin palpita, si muove. L’assenza non deriva da una partenza senza ritorni. La donna violata sta sullo sfondo dello scenario come mantiglia sgarata. A consolazione vi è la vista della natura al tramonto o al risveglio mattiniero quando le sonorità dolci sconfiggono il dramma dei pregiudizi. L’incomprensione e il rifiuto mortificano i diseredati; gli ebrei e gli arabi continuano diatribe che chiedono sangue. La disperazione è in molte parti del mondo e Rita l’avverte e la denuncia. Anche lei figlia delle assenze, può meglio accostarsi al dolore degli altri: questione di radici.
…avremo cuori d’uragano per farci onda e navigare!… e mani di falce, e l’odore acre della morte sulla pelle!”, canta Rita, dopo che angeli e sorrisi sono stati cancellati, dopo che il naufragio e l’esilio sono protagonisti. Gli esclusi non hanno forza di voce. Affiorano come fiori del male le urla della Bosnia come quelle di Auschwitz, e la tragedia dell’amore malato, quello dello stupro. Luccicano gli occhi di Dunja, ultimo amore di Ungaretti, ma la loro luce è subito soffocata. Dove volano gli aquiloni tenuti da mani rapite e disegnati da nubi in fuga, lì regnano gli eventi bellici, lì spadroneggia il terrorismo. Vanno a tempo di mare il sussurro di marea, e gli incerti bagliori nei giardini in fondi di mare. Aggallano essi e saltano per aria, visti dall’occhio e uditi dall’orecchio del cuore. Il lamento è figlio della pietà, il lamento è figlio dell’amore: amare e a mare.
MANRICO MURZI
a Genova, dicembre 2017
Motivazione alla poesia “La tragica compostezza del silenzio” vincitrice del 1° Premio al Premio Letterario Nazionale “Panta rei” 2018
Delicato e composto nel lento fluire dei suoi versi il canto di dolore di questa intensa e bellissima lirica sul dolore per la perdita e sul vuoto incolmabile dell’assenza. Un respiro diventa l’eco del vento in uno scorrere di stagioni che trascina avanti e indietro la tristezza e poi la arresta in un inverno che raggela persino il silenzio… ma l’eterno ha nuovi cieli che si inventano e reinventano al passare delle stagioni e l’amore vince la morte sciogliendo come neve al sole il gelido tormento dell’assenza, nella miracolosa certezza che chi è andato, in qualche modo sia ancora qui e qui potrà restare per sempre.
Silvana Feola
Premio Cimitile: Al via la XXIII edizione
- Scritto da Pietro Luciano
Ritorna l’appuntamento con il premio letterario nazionale. Sabato inaugurazione della mostra d’arte “Controguerra 2018 Un segno di pace nel centenario della grande guerra” e presentazione del libro “Palazzo d’ingiustizia” di Riccardo Iacona.
Pietro Luciano – 07.06.2018 – Tutto pronto per la XXIII edizione del Premio Cimitile. Martedì 29 maggio si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della kermesse letteraria. L’appuntamento alle 11.30 nella sala Nassyria del Consiglio della Regione Campania, Isola F13 del Centro Direzionale di Napoli.
Sono intervervenuti: l’On. Rosa D’Amelio, Presidente del Consiglio della Regione Campania; Felice Di Maiolo, Consigliere della Città Metropolitana di Napoli; Felice Napolitano, Presidente della Fondazione Premio Cimitile; Ermanno Corsi, Presidente del Comitato scientifico del Premio; Elia Alaia, Presidente dell’Associazione Obiettivo III Millennio; Diego Guida, Editore.
E sabato 9 giugno, alle ore 18.00, nel complesso delle basiliche paleocristiane, con l’inaugurazione della mostra d’arte “Controguerra 2018 Un segno di pace nel centenario della grande guerra”, a cura di Giuseppe Bacci, prenderà il via la XXIII edizione del “Premio Cimitile”.
Poi, è in programma, alle ore 18,30, la presentazione del libro “Palazzo d’ingiustizia” di Riccardo Iacona, edito da Marsilio, con il quale prende il via la Rassegna letteraria nazionale che si concluderà il 16 giugno ed è stata insignita con la medaglia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Interverranno: Felice Napolitano, Presidente della Fondazione Premio Cimitile; Elia Alaia, Presidente dell’Associazione Obiettivo III Millennio; Vincenzo Maiello, Docente di Diritto Penale, Università Federico II di Napoli; Felice Di Maiolo, Consigliere della Città Metropolitana; On. Rosa D’Amelio, Presidente del Consiglio della Regione Campania; S. E. Mons. Francesco Marino, Vescovo di Nola; Riccardo Iacona, Giornalista –Scrittore. Coordinerà: Ermanno Corsi, Giornalista – Scrittore e Presidente del Comitato Scientifico del Premio Cimitile.
La settimana di arte, cultura, religione, storia, riscoperta del patrimonio pubblico, organizzata dalla Fondazione Premio Cimitile con i soci fondatori Regione Campania, Città Metropolitana di Napoli, Comune di Cimitile, Associazione Obiettivo III Millennio, anche quest’anno sarà densa di eventi: letteratura, convegno internazionale di studi, presentazioni di libri, spettacoli, musica, teatro, momenti di riflessione.
A coronare, la kermesse, l’attesa serata di Premiazione, prevista per sabato 16 giugno, alle ore 20.30, in cui avverrà la consegna dei “Campanili d’argento” ai vincitori della kermesse letteraria.
Il Comitato scientifico, presieduto da Ermanno Corsi, ha deciso di premiare gli autori e le opere che seguono: Sezione I, migliore opera inedita del genere narrativo,a Rita Muscardin, con “Lei mi sorride ancora”, lavoro pubblicato sul territorio nazionale a cura della casa editrice “Guida” di Napoli, che da anni sostiene con ammirevole spirito di abnegazione il Premio e la sua giusta causa.
Sezione II, migliore opera edita di narrativa, assegnata a Sara Rattaro con “Uomini che restano”, Sperling & Kupfer.
Sezione III, migliore opera edita di attualità, a Mario Giordano, con “Avvoltoi. L’Italia muore loro si arricchiscono” – Mondadori.
Sezione IV, migliore opera edita di saggistica, assegnata ad Alessandro Barbano, con “Troppi diritti“, Mondadori.
Sezione V, migliore opera edita di archeologia e cultura artistica in età Paleocristiana e Altomedievale, a Matteo Braconi, con “Il mosaico del catino absidale di S. Pudenziana”, Tau Editrice.
Il Premio Giornalismo “Antonio Ravel” sarà assegnato a Carlo Verna, Presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.
Il Premio Speciale andrà ad Alessandro Pansa, Prefetto – Direttore Generale del DIS”.
Saranno presenti personalità di spicco del mondo televisivo, giornalistico e culturale italiano, insieme ad alte autorità pubbliche. Condurrà la serata Eleonora Daniele di Rai 1.
L’iniziativa, vanta autorevoli patrocini: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Campania, Città Metropolitana di Napoli, Curia Vescovile della Diocesi di Nola.
Il Programma completo
Sabato 9 Giugno – Complesso Basilicale Paleocristiano di Cimitile
Ore 18.00: Cerimonia di apertura e Inaugurazione della mostra d’arte “Controguerra 2018. Un segno di pace nel centenario della grande guerra”
Ore 18.30: Presentazione del libro “Palazzo d’ingiustizia” di Riccardo Iacona – Marsilio
Interverranno: Dott. Felice Napolitano (Presidente della Fondazione Premio Cimitile); Avv. Elia Alaia (Presidente dell’Associazione Obiettivo III Millennio); Prof. Vincenzo Maiello (Docente di Diritto Penale Università Federico II di Napoli); Avv. Luigi de Magistris (Sindaco della Città Metropolitana di Napoli); On. Dott.ssa Rosa D’Amelio (Presidente del Consiglio della Regione Campania); S. E. Mons. Francesco Marino (Vescovo di Nola); Dott. Riccardo Iacona (Giornalista – scrittore). Coordinerà: Dott. Ermanno Corsi (Giornalista – Scrittore, Presidente del Comitato Scientifico del Premio Cimitile).
Domenica 10 Giugno – Complesso Basilicale Paleocristiano di Cimitile
Ore 18.30: Concerto a cura degli alunni del Liceo Musicale “Antonio Rosmini” di Palma Campania – Na
Ensemble fiati: Mark Ronson – Uptown Funk ft. Bruno Mars Stand By Me, Ben E King Sax Momentum, Billie Jean The Fantomatik, Pink Floyd. Dirige: Massimo Castagnini.
Ensemble musica da camera: Angelarè Si la furtuna Libertango Arabik café. Dirige: Mercurio Gianluca.
Orchestra: Can can – Danza della Fata Confetto- Carmen Suite – Summertime. Dirige: Iovino Alessio. Con la collaborazione dei maestri: Antonio D’Apolito, Simona Sorrentino, Cira Romano, Gaetano Rizzo, Carmine Pennino, Domenico Sodano, Andrea Pontarelli, Lino Cappabianca, Francesca Fiore.
Durante il concerto sarà presentato il libro “Lei mi sorride ancora” di Rita Muscardin – Guida Editori – Opera vincitrice della sezione inedita di narrativa Premio Cimitile 2018
La Giornalista Ilaria Urbani de La Repubblica intervista l’autrice
Lunedì 11 Giugno – Complesso Basilicale Paleocristiano di Cimitile
Ore 20.30: Presentazione del libro “Sognare ad occhi aperti” IV edizione
Progetto: Scrivi una favola dell’Associazione di volontariato Genitori del Sud.
Sigla di apertura con le allieve dell’Associazione “Cilis – Feel Music”
Interverranno: Dott.ssa Felicetta Lombardi (Presidente dell’associazione Genitori del Sud); Dott. Vincenzo Serpico (Preside dell’I.C “Giovanni XXIII”- Baiano); Dott.ssa Silvana Sarnelli (Dirigente scolastico I circolo didattico “Tommaso Vitale” – Nola); Arch. Roberto Valentini (Dirigente Scolastico I. C. Costantini di San Paolo Belsito); Prof.ssa Maria Rosaria Guerriero (Dirigente Scolastico della scuola secondaria “Merliano -Tansillo” – Nola); Dott. Pasquale Amato (Dirigente Scolastico Liceo Statale “E. Medi” di Cicciano).
Esibizione canora con cantante della scuola musicale del Maestro Massimiliano Fausto.
Premiazione alunni vincitori per gli elaborati del progetto “i colori della diversità”
Incontro con la dott.ssa Rosalba Rotondo, Preside del complesso scolastico “Alpi Levi” – Scampia
Premiazione vincitori delle favole che compongono il libro “Sognare ad occhi aperti”
Conducono la serata i giornalisti Paolo Sergio e Sara Lotta.
Martedì 12 Giugno – Complesso Basilicale Paleocristiano di Cimitile
Ore 19.00: Presentazione del libro “Il lavoro nel XXI secolo” di Domenico De Masi – Einaudi
Interverranno: Dott. Vincenzo Caprio (Presidente dell’Agenzia dei Comuni dell’Area Nolana); Dott. Salvatore Guerriero (Presidente della PMI International); ing. Gaetano Manfredi (Rettore dell’Università Federico II di Napoli); On. Dott. Paolo Russo (Deputato alla Camera); Sen. Avv. Francesco Urraro (Senatore della Repubblica); Prof. Domenico De Masi (Professore Emerito di Sociologia del lavoro all’Università “La Sapienza” di Roma). Coordinerà:Dott. Ermanno Corsi (Giornaista, Scrittore – Presidente del Comitato Scientifico del Premio Cimitile).
Mercoledì 13 Giugno – Complesso Basilicale Paleocristiano di Cimitile
Ore 18.00 Convegno – La rappresentazione simbolica dell’Immaginazione attraverso il disegno, le immagini e la scrittura: “Il mio primo libro” – “I colori di Ahmed” – “Un Natale magico”.
Interverranno: Prof.ssa Pasqualina Nappi (Dirigente Scolastico I.C. “F.lli Mercogliano- Guadagni” – Cimitile-Na); Prof.ssa Assunta Compagnone (Dirigente Scolastico Liceo Classico “G. Carducci” Nola – Na); Prof. Pasquale Amato (Dirigente Scolastico Liceo Scientifico “E. Medi” Cicciano – Na); Prof. Matteo Speraddio (Direttore Editoriale casa editrice Medusa); Dott. Felice Napolitano (Presidente della Fondazione Premio Cimitile); Dott.ssa Cristina Zagaria (Giornalista – Scrittrice). Coordina:Dott.ssa Autilia Napolitano (Giornalista)..
Premiazione della Borsa di Studio Lettura e scrittura creativa: la fiaba più bella, il racconto più bello ad opera degli alunni dell’“I.C. F.lli Mercogliano- Guadagni” – Cimitile.La borsa di studio è intitolata alla memoria del dott. Felice Dichiarante.
Nel corso della serata sarà presentato il cortometraggio “Un Natale magico”, realizzato dagli alunni della classe IV A della scuola primaria “F.lli Mercogliano” di Cimitile.
Ore 20.30: Teatro a cura del Liceo “E. Medi” di Cicciano – Na – “La Commere”, atto unico di Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux. Regia delle Proff.sse Antonella Aliperti e Tina Spampanato. Aiuto Regia Prof.ssa Cecilia Faiella.
Giovedì 14 e Venerdì 15 Giugno – Cimitile, Nola e Santa Maria Capua Vetere
Convegno Internazionale di Studi “Prima e dopo Alboino:sulle tracce dei Longobardi”, 14-15 giugno 2018
In collaborazione tra Fondazione Premio Cimitile, Comune di Cimitile, Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ – Dipartimento di Lettere e Beni culturali, Università del Molise – Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione, CSL – Centro Studi Longobardi, CIRTAM – Centro di Ricerca Interdipartimentale Federico II dal tardo antico al moderno.
Programma – 14 giugno 2018, Cimitile – Complesso basilicale, Via Madonnelle
ore 9,30 – Saluto del Sindaco di Cimitile. Saluto del Presidente della Fondazione Premio Cimitile, dott. Felice Napolitano. Saluto del Segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, Mons. Pasquale Iacobone. Presiede: Sauro Gelichi (Università di Venezia).
Interventi di Vera Von Falkenhausen (Università di Roma Tor Vergata), su “L’Italia bizantina alla fine della guerra gotica”; Gabriele Archetti (Università Cattolica, Milano), su “Guardando ai Longobardi tra storia e archeologia”; Mario Cesarano (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli), su “Recenti indagini nell’area funeraria tardoantica e altomedievale di via Seminario a Nola”; Fabrizio Bisconti (Università di Roma Tre), su “Tracce altomedievali nelle catacombe romane: presenze funerarie e decorazioni pittoriche”; Carlo Ebanista (Università del Molise) e Alfredo Maria Santoro (Università di Salerno), su “Le monete bizantine, gote e vandaliche dalla catacomba di S. Gennaro a Napoli: dati preliminari”; Paolo Peduto, Angela Corolla, Gianluca Santangelo (Università di Salerno), su “Nuceria e Rota alla metà del VI secolo”; Teresa Cinquantaquattro (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli) e Silvana Iodice, su ” Ricerche archeologiche nel castello di Avella: la cinta altomedievale”. Discussione.
ore 12,45 – Visita guidata al complesso basilicale.
ore 15.30 – Nola – Palazzo vescovile, salone dei medaglioni, via S. Felice Saluto del Vescovo di Nola, mons. Francesco Marino. Presiede: Teresa Cinquantaquattro (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio Area Metropolitana di Napoli).
Interventi di Nicola Busino (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”), su “Nuovi dati sulle chiese capuane di età longobarda”; Rosa Fiorillo (Università di Salerno), su “I palazzi del potere nell’Italia longobarda: il caso di Salerno”; Simona Gavinelli (Università Cattolica, Milano), su “Circolazione libraria tra VI e VII secolo”; Mario Iadanza (Università Suor Orsola Benincasa), su “I monasteri di Teuderada, moglie del duca di Benevento, Romualdo I (671-686)”; Francesca Stroppa (Università Cattolica, Milano), su “Teodolinda e il tesoro di S. Giovanni”. Discussione
Programma – 14 giugno 2018 – Complesso Basilicale Paleocristiano di Cimitile
Ore 21.00 – Dea Ensemble presenta “Di primmo ammore…”, Concerto di canti popolari della tradizione napoletana con le voci di: Angelo Nocerino, Serena Pisa, Lello Russo, Fabio Fiorillo; Antonio Zuozo (chitarra), Franco Ponzo (chitarra), Salvatore Zeno (flauti).
Venerdì 15 Giugno 2018, Santa Maria Capua Vetere,
ore 9,30 – Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, via R. Perla
Saluto del Rettore dell’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, prof. Giuseppe Paolisso. Saluto del Direttore del Dipartimento di Lettere e Beni culturali dell’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’; prof.ssa Maria Luisa Chirico. Presiede: Gabriele Archetti (Università Cattolica, Milano).
Interventi di Csanád Bálint (Hungarian Academy of Sciences, Budapest), su “ Archaeology of the Avar khaganate: state of research and actual problems”; Falko Daim (Römisch-Germanisches Zentralmuseum, Mainz), su” I Longobardi in Pannonia”; Paolo De Vingo (Università di Torino), su “La diffusione delle fibule a protomi animali contrapposte nelle aree pannoniche”; Elisa Possenti (Università di Trento), su “Materiali di tipo franco nelle sepolture longobarde delle prime generazioni immigrate in Italia”; Sauro Gelichi (Università di Venezia), su “ L’Emilia dopo Alboino: riflessioni sui cimiteri della seconda metà del VI secolo”; Maria Diletta Colombo, Annamaria Fedele, Isabella Marchetta (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Molise), su “Ritualità e rappresentazione funeraria nella necropoli di Vicenne a Campochiaro (CB)”; Marcello Rotili (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”), su “Orizzonti della ricerca sui Longobardi”. Discussione
Sabato 16 Giugno – Complesso Basilicale Paleocristiano di Cimitile
Ore 20.30: Serata di Premiazione – “PREMIO CIMITILE 2018”
Migliore opera inedita di narrativa a:Rita Muscardin – “Lei mi sorride ancora” – Guida Editori.
Migliore opera edita di narrativa a: Sara Rattaro – “Uomini che restano” – Sperling & Kupfer.
Migliore opera edita di attualità a: Mario Giordano – “Avvoltoi. L’Italia muore loro si arricchiscono” – Mondadori.
Migliore opera edita di saggistica a: Alessandro Barbano – “Troppi diritti” – Mondadori.
Migliore opera edita di archeologia e cultura artistica in età paleocristiana e altomedievale a: Matteo Braconi – “Il mosaico del catino absidale di S. Pudenziana” – Tau Editrice.
Premio Giornalismo “A. Ravel” a: Carlo Verna, Presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.
Premio Speciale a: Alessandro Pansa, Prefetto – Direttore Generale del DIS
Interverranno personalità del mondo della cultura, della politica e dello spettacolo.
La kermesse era presentata dalla conduttrice di Rai 1 Eleonora Daniele
La savonese Rita Muscardin premiata insieme a Mauro Giordano e Sara Rattaro al Premio Cimitile 2018 durante la serata presentata da Eleonora Daniele di Rai 1.
E’ calato il sipario sulla XXIII edizione del Premio Cimitile, la rassegna letteraria. La kermesse – organizzata dall’omonima Fondazione, presieduta da Felice Napolitano e il supporto dei soci fondatori regione Campania – , si è conclusa con la consegna dei “Campanili d’argento” nel complesso delle basiliche paleocristiane di Cimitile. Il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, come i suoi predecessori Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, ha inviato, anche quest’anno, una medaglia agli organizzatori.
Ecco tutti i premiati:
Migliore opera inedita del genere narrativo: Rita Muscardin: “Lei mi sorride ancora”. Il lavoro è stato pubblicato sul territorio nazionale a cura della casa editrice “Guida” di Napoli. Migliore opera edita di narrativa: Sara Rattaro, “Uomini che restano” – Sperling & Kupfer. Migliore opera edita di attualità: Mario Giordano “Avvoltoi. L’Italia muore loro si arrichiscono” – Mondadori. Migliore opera edita di saggistica: Alessandro Barbano, “Troppi diritti” – Mondadori. Migliore opera edita archeologia e cultura artistica in età Paleocristiana e Altomedievale: Matteo Braconi, “Il mosaico del catino absidale di S. Pudenziana” – Tau Editrice.
Premio Giornalismo “Antonio Ravel” a Carlo Verna, Presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.
Premio Cimitile 2018, conclusa con successo la XXIII Edizione. Consegnati i “Campanili d’argento”
Si è conclusa con successo, con la consegna dei “Campanili d’argento” nel complesso delle basiliche paleocristiane di Cimitile la XXIII edizione della rassegna letteraria organizzata dall’omonima Fondazione, presieduta da Felice Napolitano e il supporto dei soci fondatori Regione Campania, Città Metropolitana di Napoli, Comune di Cimitile, Associazione Obiettivo III Millennio. Il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, come i suoi predecessori Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, ha inviato, anche quest’anno, una medaglia agli organizzatori.
L’edizione di quest’anno è stata dedicata al centenario della grande guerra, con una mostra d’arte, “Controguerra 2018. Un segno di pace nel centenario della grande guerra” e la presentazione del libro “Palazzo d’ingiustizia” di Riccardo Iacona – Marsilio.
“Una rassegna letteraria che ha conosciuto nel corso dei suoi ventitré anni di storia una crescita continua in termini di prestigio e riconoscimento istituzionale, ha dichiarato il Presidente della Fondazione Felice Napolitano, consolidando un posto privilegiato nel panorama nazionale delle iniziative culturali più importanti del nostro Paese. Nulla di scontato tuttavia ma una sfida che ogni anno si rinnova con lo stesso spirito che, nell’ormai lontano 1996, spinse un gruppo di giovani intellettuali locali a percorrere la strada della cultura, cavalcando la passione per la letteratura e il Libro per promuovere e rilanciare quanto di straordinario la storia aveva lasciato sul territorio. Oggi possiamo guardare, anche solo per un attimo, a ciò che il Premio ha lasciato sul territorio, osservando, non senza un pizzico di orgoglio, quanto di buono abbia contribuito a fare per Cimitile, per il Complesso Basilicale Paleocristiano e per la crescita culturale del territorio e della Regione Campania”.
Dopo una settimana intensa di arte, cultura, religione, storia, riscoperta del patrimonio pubblico, densa di eventi, letteratura, convegni internazionale di studi, spettacoli, musica, presentazioni di libri, momenti di riflessioni, che ha visto una grandissima partecipazione di pubblico, sabato 16 giugno sul palco, nella splendida cornice delle Basiliche paleocristiane, sono stati premiati i vincitori, selezionati dal comitato scientifico presieduto da Ermanno Corsi, durante la serata presentata da Eleonora Daniele di Rai 1.
Migliore opera inedita del genere narrativo: Rita Muscardin: “Lei mi sorride ancora”. Il lavoro è stato pubblicato sul territorio nazionale a cura della casa editrice “Guida” di Napoli. Migliore opera edita di narrativa: Sara Rattaro, “Uomini che restano” – Sperling & Kupfer. Migliore opera edita di attualità: Mario Giordano “Avvoltoi. L’Italia muore loro si arrichiscono” – Mondadori. Migliore opera edita di saggistica: Alessandro Barbano, “Troppi diritti” – Mondadori. Migliore opera edita archeologia e cultura artistica in età Paleocristiana e Altomedievale: Matteo Braconi, “Il mosaico del catino absidale di S. Pudenziana” – Tau Editrice.
Premio Giornalismo “Antonio Ravel” a Carlo Verna, Presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Premio Speciale ad Alessandro Pansa, Prefetto, Direttore Generale del DIS.
Sul palco si è esibita anche l’orchestra diretta dal maestro Stefano Fonzi, i cantanti Red Canzian, Anna Merolla, Luca Barbarossa, Valeria Altobelli, il chitarrista Espedito De Marino, il sassofonista Mimmo Malandra, l’organettista Ambrogio Sparagna, gli attori Patrizio Rispo e Beatrice Aulisi.
Nel ricco parterre numerosi esponenti politici e della cultura. Il parlamentare Paolo Russo, il Consigliere Regionale Pasquale Sommese, il Consigliere della Città Metropolitana di Napoli, Felice Di Maiolo; il Sindaco di Cimitile, Nunzio Provvisiero; il Presidente della Fondazione Premio Cimitile, Felice Napolitano; il Presidente del Comitato Scientifico del Premio Cimitile, Ermanno Corsi; l’editore Diego Guida; il presidente dell’associazione “Obiettivo III Millennio”, Elia Alaia e tanti Sindaci e amministratori dell’area nolana.
La Fondazione Premio Cimitile, Istituto di Alta Cultura, uno dei pochi esempi in Campania che racchiude in se un mix di enti pubblici, privati ed associazioni, con i suoi autorevoli fondatori, la Regione Campania, la Città Metropolitana di Napoli, il Comune di Cimitile, l’Associazione Obiettivo III Millennio, continua il suo percorso culturale, continua a diffondere il proprio credo, ossia lo sviluppo di un progetto culturale di respiro nazionale ed internazionale.
L’iniziativa, vanta autorevoli patrocini: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Curia Vescovile della Diocesi di Nola.
PREFAZIONE DI MANRICO MURZI AL LIBRO DI POESIE “SE RUMOREGGIA UNA CONCHIGLIA DI MARE”. De Ferrari Editore 2020
SE RUMOREGGIA UNA CONCHIGLIA DI MARE
Che la voce del deserto di acqua salata sia la stessa in ogni calanca, ai ginocchi di qualsiasi roccia o nella battigia di qualunque spiaggia, di sabbia o di sassi che sia, è un’illusione. Per l’orecchio del cuore di chi ascolta e registra, le frequenze non sono le stesse, né è stesso il linguaggio. A quel che dice il mare si aggiunge e si mescola quel che si agita dentro chi ascolta: sensi individuali, solo suoi, legati ad una comunità particolare, a un passato di gioia o di pena, ricami di spume che portano il nome di persone e cose care perdute. Il viso delle onde che si buttano addosso o contro, rovesciandosi alla fine della corsa, mostra uno specchio che rimanda volti, luoghi e gesti smarriti. Tutto ora è soffio di mare in una conchiglia, mantello di buona fattura: non smette di scorrere anche quando un orecchio non vi si accosti: Mi abiti nel cuore da un tempo antico, dice Rita. L’ascoltatore, sensibilmente attratto, accoglie dentro di sé le voci e i respiri che vivono nella nicchia, depositandoli, ormai quietati, nella propria interiorità: saranno per sempre motivi ricorrenti, musica perenne che sciacqua come in una grotta di scoglio e accompagna il canto. Talora una burrascosa risacca invade lo spazio a rinfrescare e rinnovare gli stessi pensieri. Le vicende di sé e degli altri diventano i pensieri del mare.
Così è di Rita Muscardin, che, nel fluire del suo parlare in poesia costruendo un poema sinfonico, è una conchiglia di mare i cui solidi confini si dilatano al punto da divenire capace di soffiare l’aria del cosmo: allora sono marine le luci della volta celeste, sono meduse urticanti le ombre che fanno le nubi sul fuoco del sole o sulla brace sotto cenere della luna. E le costellazioni sono le tante figure che il mare genera nei suoi giuochi di quieta orazione o di gridata furia.
Siamo nell’Adriatico Alto, nel braccio di mare che respira tra l’Istria e le isole di Cherso e di Lussino (con un tocco scespiriano, gioielli dai riflessi di madreperla,/non sono plasmate di sasso e di terra,/ma dell’invisibile sostanza dei sogni), ricordate poi così da Rita nel suo racconto “Dedicato a mio padre, esule figlio di una terra perduta”: piccoli villaggi con le case in pietra e i tetti di mattoni rossi, qualche orto coltivato, strappato con fatica alla terra aspra e assolata, e numerosi porticcioli, per lo più insenature naturali che raccoglievano le barche dei pescatori…e i gabbiani erano i signori di quel regno straordinario.
Il lamento della poetessa evoca suo padre, assieme ai luoghi smarriti: Oltre la finestra della tua stanza osservo il mare finché lo sguardo si perde lontano e ti penso mentre issando una vela di stelle attraversi nel silenzio la soglia dell’invisibile… Sono seduta di fronte al mare e non è più una lieta stagione per me, il mio mondo perfetto se n’è andato insieme a te in questo triste giorno d’autunno quando da solo sul tuo caiccio hai attraversato l’ultimo orizzonte e sei passato oltre… E terribili ricordi: Poi c’è stata la guerra con il suo bottino di violenza e di orrori, per due anni sei stato prigioniero dei partigiani di Tito e infine l’esodo dalla tua patria, perché l’Italia sconfitta perse quella regione… e pagò il prezzo della disfatta… prima con le stragi delle foibe, poi con le annessioni alla Jugoslavia e il conseguente esodo di migliaia…
Il mare senza sonno ha esclamazioni mute, la luce che lo investe non viene dall’alto, è già in alto. Le ombre giocano con l’onda e l’onda con le ombre, mentre la voce ansima per la corsa e biascica il sale. Il mare che circonda Rita nutre misericordia, siccome ha a cuore gli infelici.
In questa scrittura motovelieri e padroni marittimi, vapori e naviganti, petroliere e timonieri non sono mentovati, ma se ne sente l’evocazione e una certa eredità sentimentale: specie quando Rita lamenta l’assenza del padre che sugli scafi ha girovagato e con i compagni di viaggio ha condiviso fatica e sogno. Il cuore allora s’intrufola nel mistero che tutto domina e, senza perdere la direzione in mezzo alla nebbia, mantello che avvolge natura e esseri viventi, riesce ad affacciarsi a un davanzale di pietra accarezzato dal fruscio di un’erba antica.
Vi sono momenti, in questa navigazione umana nel mare della vita, in cui le stelle non sono più strumento per orientarsi. La parola e la sua vibrazione sono l’ancora che tiene aggancio con la vita. Il mare presta all’Uomo la sua gola per urlare. Una luna impaurita e stelle affrante vanno per il cielo con passi impediti: di chi muore ogni volta/quando l’ultimo sogno svanisce/alle porte dell’alba. Arriva la realtà!
Amare, con la sua radice sanscrita am=desiderio diventa “a mare”, si spacca in due per affermare quel sostare continuo di fronte all’elemento esistenziale con i suoi cieli di lacrime. Il dolore diventa cosmico, si fa pioggia di dolore. I suoni del cuore invadono la memoria e i ricordi escono dal mare come pesci che si svegliano e mettono la testa fuori dall’acqua. Il mare non è che un menestrello all’angolo del cosmo, rimasto solo in un angolo e nessuno l’ascolta, pare, ma la musica della vita non è spettacolo. Vi è chi nelle vene ha acqua salata e non sangue a scorrere. Le grida dei gabbiani, aspri suoni, arrabbiati per un pallido tentativo di canto che da sempre fallisce. Il mare accarezza il mistero, canta Rita, e gli uomini sono trascinati in giro dai moti spensierati e liberi del mare.
Se un gabbiano si mette a galleggiare sulla superficie delle onde, l’ombra del poeta è attore, è persona che si mette in cammino e dopo una piccola sosta scompare dalla scena. La pena resta fissa nel dentro che è parte di un universo pensieroso e folle, con splendidi paesaggi che falliscono nel consolare: il cammino non ha conclusioni.
Bisogna essere stato pesce per avere il respiro del mare, un respiro senza fine e questo cosmico raccontare i moti dell’onda, anima sempre viva anche oltre l’esistenza.
I passi lasciati sulla sabbia dal vagabondo sono memoria seminata al bordo del nulla e la marea li cancella come da una lavagna. Il pellegrino senza orientamento va al buio, annebbiato da tanti pericoli e rischi: avevo occhi gonfi di mare/e un desiderio di tramonto,/il giorno si spense/fra le mie mani di pietra.
La notte è persona nello scenario di un transito negli ambiti marini. Il silenzio non ha parole ma singhiozzi, e il suo vestito è il dolore. Il palcoscenico del teatro è sospeso nel cosmo, il tempo non ha misura, attore è di frequente il silenzio che aspetta altro silenzio. Di cielo in cielo è ancora il mare che lega e che scioglie.
Quella di Rita Muscardin è una poetica rara in questo periodo italiano. Il dolore nelle sue mani, il padre scomparso e il figlio perduto, sono un cristallo sfaccettato, natura umanizzata, con riflessi che richiamano la pioggia fatta di lacrime antiche. E intanto i giri di parole creano immagini di vera poesia, di vero fare cantando. Siamo figli del mare/alla deriva verso approdi sconosciuti, è il destino di noi esseri umani.
In “Fugge il mare al mare” si ripete per Rita il pensiero per le persone amate che non sono più. Parla allora del bianco delle case spesso pittate dalle donne, come in Grecia e in altri paesi di quel Medio Oriente che ha inizio a Trieste e prosegue verso Est. La notte è scesa, l’ombra è una conca piena di defunti ne il freddo della terra (sei nella terra fredda, cantò Carducci) e colma di memorie: la vita domestica, le chiacchiere davanti al focolare, il fumo dei camini, quello di cui anche Ulisse ebbe nostalgia, le pietre delle case di vento salate dagli spolverini di mare. Mentre le stelle diventano creature umane che confortano, il ritorno dell’onda che lascia la spiaggia che aveva invaso dà soffiata voce alla risacca.
Ancora “I Gabbiani”, creature solitarie girovaganti in cerca del colpo d’ala che vada a segno. Una scena dipinta da vero pittore che respira il soffio del mare e sa assaporare l’aria. I gatti del cielo in cerca di pesce sembrano animati da curiosità, assetati di conoscenza. In alcuni versi dove il canto si fa alto, Rita parla degli scherzi che la natura gioca all’Uomo (pulvis es et in pulverem reverteris) e del mare tempestoso che dà ansia e dolore. Infine l’Uomo stesso si fa gabbiano per un ultimo volo: Come gabbiani esanimi,/sfiniti dal perpetuo volo,/giunti al vespro ci allontaniamo/in una deriva d’azzurro/per non tornare mai più…
Nostalgia, dal greco, vuol dire il dolore (algos) della mente (nous): sentimento che domina l’acqua salata e l’aria della costa pur con un cambio di linee e di colori e le vene sono bagnate da profonda tristezza: ho visto sparire il mio paese dietro vuoti orizzonti. Scrive Ungaretti: ho visto/la mia città sparire/lasciando /un poco/un abbraccio di lumi nell’aria torbida/sospesi. Gli astri hanno luminosità palpitanti e incerte. Il dolore è sempre all’erta, pronto a colpire, frutto com’è dell’imperfezione di esseri acerbi.
Rita ha un suo personale linguaggio poetico che la fa riconoscere: le atmosfere che crea sono variazioni numerose delle stesse atmosfere. La conchiglia immagina, ma non fantastica: è appiccicata alla realtà del sogno e il silenzio è una finestra fra uno scoglio e il cielo. Ci ricorda Mallarmé in “Brise Marine”: Je sens que des oiseaux sont ivres/d’être parmi l’écume inconnu et les cieux! Rita è un poeta che legge gli altri poeti: ce li evoca, non li imita.
Commovente “La Fotografia”, dove ancora ricorda il padre. Immagini doloranti, come quell’ombra nei tuoi occhi,/un velo di nebbia presagio di un’assenza. Toccante verso: e io… a cercare nel buio sentieri di luce per ricondurti a casa. Parole ripetute in questi testi poetici: mare, solitudine, azzurro, confine, cielo, stelle, ignoto, mistero…
Rita abita la sera con lo sguardo del mare, nel momento del melanconico raccoglimento ad ascoltare la voce degli assenti: I miei passi misurano le ombre/fra il mare e gli scogli/in un ricordo di vento/ e nel silenzio che custodisce memorie. Stessi i brividi e i lamenti nella grotta marina che è il cosmo. Il campanile della memoria ha le bifore ricamate di sale, e Rita si chiede Quando avrà tregua questo mio ricordare?
E infine: prego Dio per te padre perché ai confini del cielo/s”inventi un angolo di mare che assomigli un poco al tuo/e un veliero di stelle per attraversarlo.
Manrico Murzi
Non posso che ringraziare il Maestro Manrico Murzi per le sue parole generose e per il prezioso tempo che ha voluto ancora dedicare alle mie opere.